La Sinistra serve ancora a qualcosa?

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L’attuale tentativo dei vertici di centrosinistra di allestire un congresso definito “costituente” appare più come il disperato ricorso ad una formula attrattiva e carica di aspettative, ma che ha come obiettivo più sincero e profondo quello di mantenere in vita le sue nomenclature.

Giungono critiche da più parti, anche internamente, anche da esponenti di grande rilievo, protagonisti fino ad oggi della vita politica di questa vasta area in forte crisi identitaria e di prospettive.

Come se la situazione attuale non fosse principalmente loro responsabilità.

Ma queste sono cose a cui gli spettatori della politica italiana sono ormai abituati, soprattutto a sinistra.

Non ci sono dubbi sul fatto che l’unica vera novità proposta dal Partito Democratico è la candidatura di

Elena (detta Elly) Schlein.

Stefano Bonaccini (alias il sergente di ferro) è una vecchia volpe, l’onorevole De Micheli (onestissima Carneade) e Gianni Cuperlo (della serie “a volte ritornano”) sono figure che appartengono al dato attuale.

Elly, invece, è davvero un potenziale elemento di rottura, non fosse altro per ragioni anagrafiche e biografiche.

Ad ogni modo, temo fortemente che questa sua assunzione di responsabilità non basterà, così come non basterà scaricare sulle sue spalle il peso di risollevare un’intera storia politica in caduta libera, nel caso dovesse prevalere nell’agone delle Primarie (cosa molto improbabile, al momento).

Infatti, non solo in Italia ma in tutta Europa, i socialisti sono in palese difficoltà: tengono principalmente nella penisola Iberica.

Governano in Germania, dove però sono ormai da decenni legati a doppio filo al partito Popolare di Angela Merkel.

In alcuni contesti del nord Europa sono diventati xenofobi o quantomeno molto rigidi sul tema immigrazione, con una mutazione genetica che però deve far riflettere.

Il tema è sempre quello: come interpretare la globalizzazione e le sue sfide, da sinistra.

Non per diventare popolari o per piacere di nuovo alla gente che per vivere deve lavorare.

Questo tentativo è stato fatto, è fallito ed è il motivo per cui arranchiamo.

Quanto invece per ritrovare le ragioni della sua esistenza.

Pierluigi Bersani sostiene che destra e sinistra ci saranno sempre, perché sono parte dell’ordine delle cose nel nostro sistema liberaldemocratico e fondato sul libero mercato.
Non è affatto detto, caro ex segretario e onorevole.
Il mondo che si prospetta è fatto di intelligenze artificiali e macchine che prenderanno il posto della classe lavoratrice.

Dunque, in futuro potrebbe bastare anche un banale algoritmo a governarci.

Possibilmente programmato da chi detiene lo status quo, per contenere inutili seccature quali conflitti sociali e proteste.

Se non puoi batterli, unisciti a loro”, oppure “la lotta di classe esiste e l’hanno vinta i ricchi”, sono alcune delle citazioni che preferisco per descrivere il contesto sociale degli ultimi quarant’anni almeno e le prospettive che abbiamo di fronte.

Non ci si può affidare esclusivamente alla scienza e agli scienziati, al progresso fondato sulla ricerca, per risolvere gli enormi problemi che abbiamo di fronte.

La scienza non si fonda su una precisa cornice ideale politicamente orientata (per fortuna).

La scienza è per così dire politicamente asettica, flessibile, cangiante, poliedrica, in continuo dibattito con la morale religiosa.

Viaggia su altri binari.

La scienza scatta fotografie del reale, crea le condizioni per semplificare la qualità della vita umana, dà nuove risorse con cui fronteggiare la Natura.

Ma non dice come distribuire le nuove possibilità che inventa, come permettere di accedervi, non sancisce chi e come.

Quello è, teoricamente, il campo della politica.

Oggi, praticamente, è il campo del mercato. Folle, selvaggio, vorace, una macchina a impulsi elettromagnetici che divora la pianura.

L’Occidente (inteso come Europa politica e Nord America), terra patria della Scienza moderna e del libero mercato, ha un compito storico fondamentale:

invertire il segno del suo impatto sul Pianeta e sui Paesi che non ne fanno parte, dunque Paesi in via di sviluppo, Paesi poveri, Paesi satellite ed ex-colonie, da negativo a positivo;

riorganizzarsi internamente, poiché modificare in profondità il modo di produrre e di consumare avrà necessariamente un impatto sull’ordine sociale;

infine, smetterla di ammantarsi dei valori democratici sanciti dalle proprie costituzioni per poi tradirli in continuazione, dentro e fuori i suoi confini.

Ma come può farlo se non esistono forze dirompenti di critica profonda della realtà attuale delle cose?

Come potrà mai farlo se nessuno si prende la briga di costruire un orizzonte alternativo?

Come potrà se nessuno poi spingerà la comunità tutta verso quell’orizzonte?

Quel “sol dell’avvenir” carico di speranza?

La sinistra non esiste se non è di massa,

la sinistra non esiste se non crea l’utopia alla quale tendere.

Senza questi due elementi della sinistra attuale non si sente minimamente il bisogno, a parer mio.

Sinistra significa che tutti possono dare un contributo e a tutti va’ data una possibilità per vivere dignitosamente.

Che solo uniti si fa la differenza tra ciò che è bene e ciò che è male, tra giusto e ingiusto.

Sinistra è quella cosa per cui se tu stai male a me non basta star bene io.
Non mi può bastare. L’utopia, invece, è camminare insieme.
È l’orizzonte, che per quanto ti avvicini starà sempre là.
E per questo tu continui a camminare, un passo alla volta, con pazienza, cura, tolleranza.
Mai solo.

Tutto questo va’ riempito di contenuto politico, di politiche, di parole e azioni.

Soprattutto, ha bisogno della sua gente.

Quindi, viene prima l’uovo o la gallina?

Viene prima il leader e il partito o viene prima la massa che chiama a gran voce?
Credo vengano insieme.
Al momento non abbiamo leader, non abbiamo il partito, non abbiamo la gente.
Non abbiamo nemmeno le idee e l’Utopia.
Non abbiamo nulla.

A chi spetta, dunque, costruire un senso nuovo?
A tutte e tutti, io credo.
Perché i problemi sono lì, palesi davanti ai nostri occhi.
Un pianeta sempre più invivibile per le specie, tutte le specie, compresa quella umana.
Ricchezza e opportunità polarizzate, soprattutto in occidente.
Soprattutto in Italia.

E violenza, putrescenti sacche di violenza sparse per la nazione, il continente e il mondo.

Violenza che si sostituisce alla cura e alla tolleranza.

Violenza è la cifra delle società che stiamo creando.

Perché è il solo strumento rimasto a tante categorie per emergere, poiché emergere a spinta è diventato un valore.
Perché è il solo linguaggio che certi soggetti, per lo più maschi bianchi cis-gender, conoscono per rapportarsi al prossimo.
Perché è ancora uno strumento della politica.

La sua espressione massima è la GUERRA, in tutte le sue forme.

Sinistra è pace, è cura, è fratellanza, è solidarietà, è condivisione.

Ma è anche libertà, senso di responsabilità, dignità, coraggio, rispetto.

Sinistra è partire dal piccolo, dal qui e ora, dal nostro quotidiano, per ribaltare tutto.

Per decostruire la piramide.

Sinistra è salute, mentale e fisica.

Sinistra è conoscenza universale alla portata di tutti.

Sinistra è organizzare la società secondo un principio di giustizia redistributiva.

Sinistra è comprendere che le DISUGUAGLIANZE accettabili sono solo ed esclusivamente quelle minime indispensabili per rispettare quel principio di giustizia sociale.

Sinistra è capire che il LAVORO è strumento di dignità e inclusione e non può diventare ricatto oppressivo ed escludente.

Sinistra è libertà di movimento delle persone nel pieno rispetto della loro dignità e delle comunità che le ospitano.

Allora la mia domanda è la seguente: a qualcuno interessa ancora questa roba?
Cioè, pensate che serva?
O pensate che va bene così come sta andando ora?
Perché se pensate che serva ancora a qualcosa, dovremo offrirle gambe e braccia per realizzare tutte queste cose.
Servirà la nostra tenacia, la nostra conoscenza, la nostra convinzione.
Altrimenti, meglio dirselo subito, nessuno lo farà per noi.

Nessuno la farà vivere al posto nostro.

Piaccia o meno, la sinistra è bellissima idealmente ma richiede il massimo sacrificio della propria vita (intesa, si spera, metaforicamente, come battaglia civile lunga un’intera esistenza).

Se non si è pronti a questo allora prepariamoci, perché vivremo il tempo dei leoni che comandano, dei lupi che razziano e della gran massa di agnelli che tentano di cavarsela, travestendosi ora da leoni ora da lupi.

E, in tal caso, buona fortuna a tutte e tutti noi, ma è un mondo in cui io non vorrei vivere.

Francesco Ciancimino

3 thoughts on “La Sinistra serve ancora a qualcosa?

  1. Ho letto parola per parola questa lunga, profonda e credo ormai antica presa di coscienza dello svuotamento di un sogno. Condivido parola per parola ogni sentimento espresso e la fatica quotidiana di cercare di vivere in un mondo seppur illusorio, migliore. Ciò che mi son detto però, è che tutto ciò può vivere fuori e lontano dal PD, magari in piccole azioni individuali

    1. Gentile Giancarlo, intanto grazie per aver letto il mio testo e per aver espresso il suo pensiero in modo tanto delicato e puntuale. Tutto questo vive già al di fuori del PD (e non solo del PD), nei piccoli e quotidiani gesti di milioni e milioni di persone. Il problema sta proprio qui. La sinistra politica fatica a rappresentare quel mondo e soprattutto non è più il luogo dell’elaborazione di questo pensiero, affinché si tramuti in cultura, etica, politiche vere e proprie. Il pensiero è un flusso, un continuum indistinto, la sua ricchezza è la sua inafferrabilità. Chi deve mettere a terra il pensiero e tramutarlo in azioni oggi latita. Così come latita chi prema sul corpo politico perché ciò avvenga. Per questo ritengo che non esistano responsabilità da attribuirsi esclusivamente agli elettori o agli eletti, ma vadano equamente distribuite.

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