Visitare Iglesias significa immergersi nella parte più selvaggia e autentica della Sardegna.
Questa cittadina dal nome spagnolo sorge nell’immediato entroterra della costa sud-occidentale della regione ed è famosa per la bellezza delle sue spiagge e del suo mare cristallino.
In questo luogo, il passato e il presente si fondono insieme in un modo armonico e curioso: da una parte, infatti, sono numerosi i punti d’interesse legati al turismo del mare; dall’altra, appaiono piuttosto rilevanti le testimonianze del passato, rappresentate dai resti delle vecchie attività minerarie e dalle numerose chiese che danno il nome alla cittadina: “Iglesias“, in lingua spagnola, significa “chiese“, e già questo fatto basta a far capire come la fortissima spiritualità, presente ancora oggi in questo luogo, abbia origini antichissime.


Iglesias e la sua storia

Dopo i primi insediamenti di età neolitica, sono molteplici i popoli che si sono avvicendati in questa zona, lasciando importanti tracce non solo a livello architettonico, ma anche a livello culturale: fenici, romani, bizantini, pisani, e, soprattutto, aragonesi e spagnoli hanno lasciato impronte molto forti, tanto che, ancora oggi, Iglesias è la cittadina sarda che manifesta il maggiore legame con la Spagna, apprezzabile negli usi, nei costumi, nella cucina e, addirittura, nella lingua parlata e scritta.


Trascorrere le vacanza a Iglesias

Iglesias sorge ai piedi del monte Marganai, a circa 13 km dalla costa, nell’entroterra della parte sud-occidentale della Sardegna.


Soggiornare in una città vicina alle spiagge, riserva la sorpresa di potersi immergere totalmente nelle atmosfere più genuine del luogo e di vivere una vacanza rilassante e diversa, lontana dalla frenesia delle località, certamente più famose, della costa.


I luoghi d’interesse di Iglesias sono numerosi: fra questi, va segnalato il centro storico, impreziosito dalla presenza di numerose chiese, fra le quali la cattedrale dedicata a Santa Chiara,  da edifici nobiliari, da piazze e piccoli scorci pittoreschi, il tutto cinto dalle mura erette durante la dominazione pisana e sorvegliato, fin dal 1200, dal Castello di Salvaterra.

Il mare, a pochissima distanza da Iglesias, è fra i più belli dell’isola: la costa, oltreché in auto, è raggiungibile percorrendo sentieri, strade sterrate e mulattiere che si snodano, da secoli, all’interno di un paesaggio dal fascino selvaggio.

Il litorale è caratterizzato da aspri promontori che si affacciano su un mare cristallino, i cui colori si fondono con il cielo, e da spiagge bianchissime contornate, alle spalle, da folte pinete.

I fondali marini sono altrettanto significativi: una flora e una fauna variegata e variopinta accolgono gli appassionati in un paesaggio marino straordinario e sorprendente.


Il passato minerario della zona, il cui inizio risale all’epoca romana, è apprezzabile attraverso numerose e importanti testimonianze, espressioni della cosiddetta archeologia industriale, che fanno di questa zona un vero e proprio museo a cielo aperto: ex villaggi, miniere e edifici ormai in disuso, si fondino con il paesaggio per raccontare di questa antica e proficua attività.


Iglesias e la sua spiritualità

Iglesias è la città sarda dove la spiritualità degli abitanti è più tangibile.


Ecco allora che visitare questa località nel mese di Aprile, durante le festività legate alla Pasqua, che, in questo luogo, vedono alcuni fra gli allestimenti più affascinanti e coinvolgenti, è un’esperienza unica e indimenticabile.


I riti legati a questa celebrazione fondono insieme aspetti tipicamente sardi con elementi legati alla dominazione spagnola della regione, e si susseguono incessanti per tutti i sette i giorni della Settimana Santa.


Le processioni portate avanti dall’Arciconfraternita della Vergine della Pietà del Santo Monte sono quattro: la Processione dei Misteri, dell’Addolorata, del Monte e del Descenso.


La prima processione, quella dei Misteri, si svolge il Martedì Santo ed è aperta dalla Croce, seguita da sette sculture lignee che ricordano la Passione di Gesù.


La seconda processione, quella del Giovedì Santo, detta dell’Addolorata, commemora l’Ultima cena e l’inizio della Passione di Cristo: in quest’occasione, i cosiddetti babalottis, uomini senza identità incappucciati di bianco, a ricordo dell’abito penitenziale, si riversano nelle strade della cittadina, ammantandola di un fascino senza tempo e di un avvolgente mistero, e alternano il rumore assordante dei tamburi e delle matraccas a momenti di religioso silenzio.


La terza processione, quella del Monte, si svolge il Venerdì Santo, e ricorda l’ascesa al Monte Calvario con un corteo numeroso e chiassoso come quello del giorno precedente.

L’ultima processione, quella del Descenso, si svolge durante la sera del Venerdì Santo, ed è la più attesa e la più suggestiva di tutte: dietro ad alcuni figuranti vestiti con preziosi abiti orientaleggianti, il simulacro con il corpo di Cristo Morto, ricoperto di tulle, viene esposto sotto a un baldacchino che ne sottolinea la regalità.


Nei giorni seguenti, i rituali della Pasqua continuano a coinvolgere abitanti del luogo e turisti con molte altre iniziative, che vedono alternarsi messe solenni a cerimonie pubbliche accompagnate dal suono frastornante dei soliti strumenti.

Ma non delle campane, che, finalmente slegate, suoneranno a festa solo la domenica di Pasqua.

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