Porto Flavia è una delle innumerevoli meraviglie della costa sud-occidentale della Sardegna.

Non è il classico porto che tutti noi siamo abituati a vedere, Porto Flavia è un’opera ingegneristica mineraria progettata e realizzata dall’ingegnere Cesare Vecelli nel 1924, il quale fu incaricato dell’opera dalla società belga Vieille Montagne, allora proprietaria delle miniere di Acquaresi, Masua e Montecani.

Porto Flavia, il cui nome altro non è che quello della figlia dell’ing. Vecelli, rimase operativo fino al 1960.

L’innovativo sistema consentiva di caricare il minerale estratto, ad una velocità di circa 400 tonnellate l’ora, direttamente sulle navi.

Prima della realizzazione di Porto Flavia, per caricare le “bilancelle” (piccole imbarcazioni a vela latina) occorrevano giorni, mentre con questo sistema era possibile stivare il prodotto estratto in poche ore.

Ciò comportò enormi vantaggi: migliori condizioni lavorative per i minatori, riduzione dei costi e dei tempi di spedizione del minerale estratto.

Il minerale estratto dalle miniere presenti lungo le coste iglesienti, piombo e zinco, trovò, quindi, un grosso riscontro sul mercato internazionale.

I minatori, infatti, dopo aver estratto il minerale dalla roccia calcarea lo stoccavano all’interno di nove silos, i quali erano collegati ad una galleria superiore di carico e ad una inferiore di scarico.

Queste gallerie venivano attraversate da un nastro trasportatore sul quale veniva rovesciato il materiale contenuto all’interno dei silos.

Il minerale depositato sul nastro veniva così fatto giungere verso il carico delle navi: il nastro trasportatore veniva proteso verso l’esterno per quasi venti metri.

Ciò che contraddistingue Porto Flavia dai comuni porticcioli che siamo abituati a vedere è l’altezza della “finestra” cui attraccavano le barche.

Come potete vedere dalle fotografie, Porto Flavia era un’apertura nella falesia e da questa veniva fatto uscire il minerale estratto dalla cava: un vero e proprio porto sospeso tra cielo e mare attraverso il quale il prodotto della miniera veniva calato direttamente all’interno delle bilancelle, per poi essere trasportato al porto di Carloforte per essere trasferito sulle navi commerciali e destinato alle fonderie nord-europee.

L’attività di estrazione dalle miniere di Masua è terminata nell’anno 1960. In quel periodo storico furono tante le persone che si ritrovarono da un momento all’altro senza più un’occupazione: è da questo momento che la città di Iglesias entra in una crisi economica e finanziaria che ancora oggi non è riuscita a superare.

Basti pensare che all’interno della miniera lavoravano oltre 700 addetti, il sito minerario di Masua era una delle più grandi realtà estrattive del territorio.

Oggi Porto Flavia è divenuto un monumento di archeologia industriale, aperto ai turisti i quali durante la visita possono ammirare l’incantevole costa sulla quale si affaccia: mille tonalità di blu del mare di Masua e sul suggestivo faraglione di Pan di Zucchero, monumento naturale di 133 metri.

La visita guidata

I tour guidati per Porto Flavia vengono organizzati dall’Ufficio Turistico di Iglesias (IAT) e comprendono la visita dell’intero complesso minerario di Masua, ossia il villaggio minerale che sorge lungo il pendio Punta Cortis, con la sua scuola, la chiesa, l’ospedale, i laboratori e le case collocate sui vari dislivelli rocciosi.

Inoltre, è possibile visitare anche il museo delle macchine da miniera all’interno del quale oltre ad essere presente una settantina di macchinari, possono trovarsi esposte attrezzatture e utensili minerari.

La visita guidata dura circa 60 minuti, durante i quali occorrerà indossare un abbigliamento consono (no costume da bagno, no infradito o sandali).

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