Fu colpa di Dio o chi per lui, ma anche Abramo dovette peccare di non poca ingenuità nel sottoscrivere un accordo, che solo all’apparenza non poneva condizioni all’ottenimento del bene promesso.

Eppure la sua veneranda età avrebbe dovuto metterlo in guardia da qualunque adescamento o adulazione, ed anche la circoncisione del prepuzio a suggellamento di un patto avrebbe dovuto fargli intuire che si stava infilando in una storia del cazzo.

Certo che fu bravo a tenere il punto sulle questioni esaminate.

Molto bravo.

Si premurò che il bene promesso fosse tangibile, concreto, durevole.

Volle terra e terra Dio gli promise.

Se la fece anche indicare su una fantomatica cartina.

Per essere distante era distante, ma come si suol dire, a caval donato non si guarda in bocca.

Eppure nonostante la contropartita fosse l’irrisoria soddisfazione di un primordiale istinto narcisista di qualcuno che voleva soltanto essere chiamato Dio, tentennò prima di accettare.

Solo l’offerta del figlio che aveva sempre desiderato e mai avuto lo fece capitolare nel sorriso che avrebbe gettato la sua stirpe tra le fauci dell’olocausto.

Giancarlo Pansini

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