È vero!
Ci sono stati molti uomini a tenermi compagnia nei crepuscoli d’aprile o a guardar le stelle nelle notti autunnali e a stringere i miei seni che erano zolle di terra con le mani callose.
Di fieno ed erba odoravano gli abbracci, ed anche se non di rose profumava l’amore ricordo con piacere la voce di qualcuno che spossato dall’ardore si accasciava a terra e teneramente pronunciava il mio nome.

Aldonza!

Non che sia particolarmente legata al mio nome, né tanto meno mi sono mai illusa di rivedere quegli uomini in contesti diversi, ma sentire il mio nome pronunciato in un certo senso mi infondeva sicurezza e consolazione, riconoscimento e vita.

Eppure, spesso sentivo l’esigenza di fuggire o di rinascere o almeno cambiare nome ma non ne ho mai avuto il coraggio.   

Fantasticavo!

Questo sì!

Ed era bello salire sui destrieri dell’immaginazione ed essere ogni giorno principessa.
Sentirsi scivolare nelle sete e indossare pietre colorate alle mani.
Essere bramata dal fior fiore dei cavalieri del paese e poter pesare il loro amore con prove di destrezza e coraggio; ma la verità è che costo poco.

Così ne ho immaginato uno che mi fa da protettore e amante e che ha sognato per me qualcosa di diverso e che un giorno ucciderà quel gigante all’orizzonte che mi tiene prigioniera dietro le mentite spoglie di un mulino.

Giancarlo Pansini

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